Goldmann: “La sostenibilità è il connubio tra un disegno intelligente e un budget contenuto”.
“In un buon oggetto c’è passione, storia, investimento” sostiene l’architetto bioclimatico che a Milano Home cura l’evento ‘The Green Circle’. Protagonisti sono le manifatture ma anche prodotti ipertecnologici.
“L’oggetto non è altro che un evocatore di un archetipo culturale che soddisfa una nostra esigenza – evocativa, funzionale, emozionale – e ha una grande importanza per il nostro benessere psicologico”.
Isabella Goldmann, architetto bioclimatico, presidente della Goldmann & Partners e direttrice scientifica del centro di Ricerca Internazionale IRCAS da 35 anni si occupa di sostenibilità. Un tema di cui oggi si discetta nei più svariati salotti, televisivi e non, sovente con irritante atteggiamento professorale e solo in rarissimi casi con cognizione di causa.
Goldmann su questo punto è ferma e risoluta. “Senza competenza non si può parlare di sostenibilità”.
Affermazione che non fa una grinza. Venendo al nocciolo della questione, cosa è la sostenibilità?
“È il connubio tra un disegno intelligente e un budget contenuto. Ho iniziato cercando di copiare quello che facevano gli antichi: realizzare cose che durassero tantissimo con materiali locali e che avessero alla base un’idea brillante.
Quando ho intrapreso questo percorso nessuno mi ha dato ascolto. La domanda era pressoché inesistente. Ero considerata una ‘vegana dell’architettura’. Nel periodo a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 il petrolio aveva rotto gli argini e dato libero spazio a un pensiero di corto respiro: condizionamento d’estate e riscaldamento d’inverno e tutti erano soddisfatti. Una visione miope, ma andare contro una tale corrente di pensiero è stato come lottare contro i mulini a vento.
Non mi son data per vinta, ho aperto un centro di ricerche e da quel momento le cose sono iniziate a cambiare”.
Dinanzi a una montagna impervia da scalare Goldmann ha trovato la strada più idonea per raggiungere la vetta.
“Ho capito che dovevo convincere la gente che la sostenibilità offriva vantaggi”.
Come è riuscita a vincere la diffidenza generale?
“Ho spiegato che la sostenibilità non è solo tutela dell’ambiente ma coinvolge anche altre sfere come quella energetica, economica, sociale, ambientale, gestionale, tecnologica e antropica. Analizzando i dati che arrivavano da diversi paesi del mondo ci siamo resi conto che la sostenibilità, se fatta in maniera sistemica, funziona. Il Centro di ricerche è stato fondamentale per imprimere una svolta”.
La sostenibilità degli oggetti è andata di pari passo con la progettazione di spazi bioclimatici. “Pochi sanno, ad esempio, che la stazione centrale di Milano è l’unico scalo ferroviario bioclimatico in Europa”.
Sostenibilità e ascolto. In più occasioni lei ha posto l’accento su questo binomio. In concreto, qual è la relazione fra loro?
“L’ascolto è alla base di ogni fase della vita. Traslato agli oggetti, ascoltare chi lo ha prodotto aiuta a comprendere quali sono le ragioni che hanno spinto un intero sistema a realizzare quel determinato articolo. In un buon oggetto c’è passione, storia, prototipi buttati via, investimenti, persone che ci hanno creduto”.
A Milano Home la sostenibilità sarà un tema ricorrente non solo negli stand degli espositori ma avrà uno spazio denominato “The Green Circle”, già apprezzato da aziende e visitatori nella passata edizione.
“Sarà un mix armonico delle varie sostenibilità – dice Goldmann – dove protagonisti sono progetti che sono in produzione e non prototipi. The Green Circle è un evento-mostra che seleziona oggetti fatti bene da persone che ci credono e che hanno investito parecchio per dare loro un’anima”.
Quali sono le novità di questa edizione?
“Quest’anno non sarà una stanza chiusa ma una piazza circolare, una sorta di labirinto aperto che consentirà una fruizione molto più libera ai visitatori. Mi piace definirlo uno slow food degli oggetti per la casa. I prodotti saranno più numerosi rispetto a quelli esposti lo scorso anno. Tappeti, sedie, lampade di varie dimensioni, c’è anche un letto. Ci sono manifatture ma anche prodotti ipertecnologici. Green Circle offre spunti e motivazioni per innamorarsi di un oggetto”.
Passione che deve essere calibrata sulle reali esigenze che possono indurre a comprare.
“L’acquisto spinto dall’emozione è una suggestione superficiale: significa attribuire a quel determinato oggetto il compito di risolvere un problema contingente. Ben diverso è l’approccio di chi decide di vivere con quell’oggetto perché se ne innamora. Occorre sollecitare il consumatore all’acquisto ragionato mitigando quello d’impulso”.