Uno spazio ‘misto mare’, così lo definisce Aleksandra Stefanovic che insieme a suo figlio Corso da 15 anni ha aperto in via Washington un ambiente dove oggetti, design e proposte, nuove e vintage danno origine a soluzioni curiose e convenienti per la casa
Un negozio “eclettico” nel centro di Milano, uno spazio ricco di proposte, idee e oggetti di design contaminati da diverse culture. “A Firenze lo definirebbero ‘misto mare’ perché c’è un po’ di tutto” dice con un sorriso contagioso Aleksandra Stefanovic, origini serbe, ma dall’accento emerge con fierezza l’accento fiorentino. Nella città culla del Rinascimento ha trascorso gran parte della sua vita, da 15 anni è al timone di WMilano, ambiente accogliente sito nella centralissima via Washington pieno di articoli nuovi e vintage che dal negozio si propagano anche al cortile esterno.
Qual è il concept di WMilano?
“Rispecchia la vita di tutti i giorni. Lei come se l’immagina la giornata tipo? Comoda, allegra, colorata, anche faticosa, certo, ma quel dispendio di energie deve essere compensato dalla casa che ci accoglie al nostro ritorno. Oggi si sta facendo largo un pensiero che non condivido, c’è troppa voglia di liberarsi delle cose che abbiamo da tempo per fare spazio a uno schema nuovo di cui non abbiamo né traccia, né idea. Una rappresentazione che non rispecchia necessariamente la nostra identità, un nuovo modello realizzato per dare all’esterno un’immagine illusoria e fallace fatta a uso e consumo di chi vorrebbe imporci il proprio stile. È un pensiero sbagliato che non incontra per nulla il mio favore”.
Chi sono i suoi clienti?
“Più donne che uomini, dai 35 anni in su. Negli ultimi anni è cresciuta la presenza di giovani. Grazie anche ai nuovi edifici costruiti in zona secondo canoni estetici moderni e dal design accattivante, sostenibili ed efficienti dal punto di vista energetico è aumentata la presenza di nuovi nuclei familiari che hanno dato nuova linfa a un quartiere dove la presenza di anziani era rilevante”.
Cosa è necessario fare per attirare un pubblico giovane in un negozio?
“Per prima cosa occorre avere un corretto approccio verso il cliente. Accoglienza, dialogo, confronto, disponibilità sono gli ingredienti base per instaurare un rapporto profittevole con l’interlocutore. Non conta avere solo la merce in magazzino, bisogna saper incuriosire il visitatore. Un circuito che si attiva lasciando libero l’acquirente di girare stimolando il suo desiderio di osservare e sapere come è stato creato quell’oggetto, quali possono essere gli abbinamenti migliori, conoscere la storia di un articolo”.
Aleksandra Stefanovic non è solo una donna prodiga di consigli; è un vulcano di idee. Smessi i panni della venditrice indossa quelli della progettista d’interni.
“Sì, faccio anche l’interior design. Vado nelle case, stendo il progetto, suggerisco l’arredamento. La prima cosa che chiedo al committente è: cosa vorrebbe tenere? Sarebbe fin troppo facile suggerire di buttare tutto e ripartire daccapo, non la ritengo una soluzione corretta”.
Dopo 40 anni passati a viaggiare ininterrottamente per assecondare le richieste dei clienti oggi con WMilano, Stefanovic, con il fattivo contributo di suo figlio Corso, ha raggiunto una dimensione che le dà ampie soddisfazioni.
“WMilano è un negozio sostenibile – aggiunge – c’è un bel mix di vecchio ma riproposto; poltrone, sedie e divani rifatti con delle stoffe originali e un concetto di colore nuovo, ad esempio, così come i mobili e i tavoli”.
Cosa le piace di più del suo lavoro?
“Acquistare le cose che mi attraggono e che ritengo possano soddisfare le necessità dei clienti e risolvere un problema pratico con una soluzione non costosa e fatta bene”.
Quali caratteristiche devono avere i suoi brand?
“In primis l’unicità abbinata a prezzi ragionevoli”.
Quali sono gli articoli più richiesti?
“Poltrone e sedie che rivestiamo e ritappezziamo con stoffe da noi prodotte, bicchieri e piatti. Non trascurabili anche le vendite di mobili da giardino, sia vintage che nuovi e molto ricercati sono i paralumi, realizzati artigianalmente presso il nostro laboratorio”.
Ogni aspetto – dalla collocazione di un oggetto all’interno del negozio alla ricerca di un articolo che possa stuzzicare la fantasia del visitatore – è curato nel minimo dettaglio. Per circa trent’anni Aleksandra Stefanovic è stata in giro per l’Italia insieme a buyers americani che facevano base a Firenze, interessati a tutto ciò che di gusto e di raffinato offriva l’Italia. Oggi quel vissuto lo mette a disposizione dei suoi clienti e da donna affabile ed elegante è prodiga di consigli e si intrattiene a lungo con i visitatori per indirizzari verso un acquisto consapevole.
“Era un periodo molto diverso da quello attuale. Mesi interi trascorsi a girovagare per il Belpaese per assecondare i desideri dei compratori esteri. A Firenze l’ottone dominava la scena così come il vetro di Empoli, le cornici di legno dorato classico, i lampadari di ferro battuto misti con ceramica e porcellana. A Udine e dintorni il distretto delle sedie e a Venezia il vetro di Murano raccoglievano ampi consensi e le vendite procedevano spedite. Oggi la situazione è mutata radicalmente, A Firenze si contano una decina di botteghe ed è andato disperso un patrimonio impossibile da recuperare”.
I Comuni, le Regioni, lo Stato devono farsi carico di supportare chi per generazioni ha portato avanti un’attività dando lustro al territorio e al Paese. È inutile che le istituzioni facciano apporre all’esterno del negozio la targhetta dorata con la scritta ‘bottega storica’, è solo un’operazione di facciata
Come giudica la sua relazione con i fornitori?
Quello dei negozi storici è un tema ricorrente, molti stanno calando le serrande per sempre. Cosa occorre fare per evitarne la chiusura?
“Devono intervenire i Comuni, le Regioni, lo Stato devono farsi carico di supportare chi per generazioni ha portato avanti un’attività dando lustro al territorio e al Paese. I negozi con gli scaffali di legno sono ormai un vecchio ricordo, con la chiusura di questi esercizi vien meno anche un presidio culturale. Il caro affitti è stata una mazzata per molti commercianti che hanno dovuto lasciare per far posto all’ennesima pizzeria e supermercato.
È inutile che le istituzioni facciano apporre all’esterno del negozio la targhetta dorata con la scritta ‘bottega storica’, è solo un’operazione di facciata, una sorta di maquillage che nulla aggiunge e niente toglie”.