Ripensare il design, gli spazi abitativi, gli oggetti che scegliamo e utilizziamo, con un pensiero di sottrazione e non moltiplicazione, con più consapevolezza e anche più rispetto per l’ambiente e una grande rivalutazione dell’eccellenza e dell’artigianalità italiana, sono alcuni dei principi sui cui si basano le collezioni create da Vito Nesta. Oggetti ricercati sia nei materiali che nei decori, originali e spesso “oggetti del desiderio”.
La nostra intervista a Vito Nesta, fondatore di Grand Tour
Quali sono le cose importanti nel tuo lavoro?
Quando ho inaugurato il mio brand, Grand Tour by Vito Nesta ho fatto la scelta di editare solo oggetti Made in Italy. Sono sempre stato particolarmente convinto, ora più che mai, che una vera ricchezza italiana sia l'artigianato che tutto il mondo ci invidia per il nostro know-how, per la nostra qualità produttiva e per le tantissime manifatture che si possono trovare sul nostro territorio. In Italia annoveriamo centinaia di realtà artigianali, alcune di queste hanno secoli di storia, laboratori che si tramandano da generazione in generazione con una qualità produttiva che sono in Italia sappiamo ottenere. Questa è una nostra grande ricchezza e abbiamo il dovere di tutelarla producendo e acquistando prodotti italiani.
Cosa pensi sia importante negli oggetti e arredi di oggi?
Per anni ci hanno inculcato che gli oggetti dovessero avere un basso costo di acquisto e funzionali, il risultato è che ci siamo riempiti di cose, faccio l'esempio di Ikea, che sicuramente ha dato la possibilità di acquistare tutto il necessario con una spesa contenuta ma ha contribuito a un forte appiattimento estetico culturale.
Oggi siamo pieni di oggetti, un giovane ragazzo non appena mette su casa riceve già dai genitori tutto il necessario per vivere ma quello di cui avrà bisogno sono oggetti esteticamente belli e che raccontano delle storie.
Cosa pensi stia cambiando nel modo di arredare casa?
Penso che stiamo vivendo un periodo di profonda crisi anche nel modo di arredare casa, nel gusto e nella ricerca. Un tempo c'era più competenza, un qualsiasi oggetto veniva scelto con il desiderio che dovesse perdurare nel tempo. Oggi la scelta ricade sul prezzo senza il desiderio o l'ambizione che questo sia duraturo, anzi l'idea che di possedere lo stesso oggetto nel tempo diventa quasi un limite, il risultato è che ci stiamo riempiendo di rifiuti. Dovremmo ritornare a osservare le cose, a ricercare oggetti scelti in mezzo a tanti, a capirne di più sulla loro qualità produttiva, una consapevolezza maggiore rispetto a quello che si decide acquistare. Un po’ come le nostre nonne andavano al mercato e in mezzo a centinaia di matasse di tessuto sceglievano quello con il colore giusto, la confezione migliore e il materiale di qualità.
Presenterai una nuova collezione a Milano Home 2024?
Conosco da molti anni Alessandro Guerriero, fondatore di Alchimia, artista e come lui si definisce “designer non-designer” senza tempo.
Con Alessandro abbiamo lavorato assieme su una collezione che è una fusion tra il lavoro storico di Alchimia e degli inserimenti decorativi riconducibili alla mia cifra stilistica. Questa collaborazione è una combo, facendo un riferimento mainstream, a Mina e Blanco o Orietta Berti e Fedez. Penso che dovrebbero esserci più collaborazioni di questo tipo perché sono di crescita sia per un designer dalla fama conclamata e piena di storia ed esperienza che per un giovane designer. Entrambi con il proprio mondo, entrambi con la propria esperienza, uniti da un do ut des che attraversa le generazioni e riscrive una nuova storia.