Il nuovo brand guidato da Alberto Alessi e Giulio Iacchetti ha riunito nove designers provenienti da tutto il mondo. A loro è stato chiesto di ideare un oggetto che richiamasse la funzione del contenere
“Era arrivato il tempo di concedersi un momento di riflessione e tornare agli inizi del mio mestiere. La tornitura è stata la prima operazione meccanica adoperata per realizzare gli oggetti della grande famiglia Alessi. Vede, è necessario esplorare le origini per costruire il futuro e da questo percorso è nato il Tornitore Matto”.
Dalle parole pronunciate da Alberto Alessi filtra un velo di nostalgia. Nell’intervista che rilascia a Milano Home, il presidente del marchio di oggetti di design compie un viaggio a ritroso nel tempo, attraversando spazi e momenti che rivive con fervido orgoglio.
Seduto alla scrivania della sua villa sul Lago d’Orta, alle sue spalle si intravede la nebbia avvolgere lo specchio lacustre. Si concede a ruota libera, un colloquio piacevole che spazia sui tanti temi e vicende che hanno caratterizzato la storia del gruppo e che ha uno snodo centrale nell’ultimo marchio di fabbrica: il Tornitore Matto.
Frutto di un lungo lavoro di ricerca, il Tornitore Matto sarà presentato a Milano Home. È un progetto che mette in mostra il savoir faire unico dell’azienda nella lavorazione del metallo, evidenziando la versatilità del materiale e offre uno sguardo al passato di Alessi mentre esplora le possibilità future. Il nuovo brand, guidato da Alberto Alessi e Giulio Iacchetti, presenta una serie di oggetti per la casa e per la tavola, disegnati da un gruppo multigenerazionale di creativi internazionali che lavorano in diverse discipline: Michael Anastassiades, Federico Angi, Andrea Branzi, Pierre Charpin, Michele De Lucchi, Naoto Fukasawa, Paolo Ulian, Nika Zupanc e lo stesso Iacchetti.
A questi nove designer provenienti da tutto il mondo è stato chiesto di ideare un oggetto che richiamasse la funzione del contenere.
Come si è sviluppata questa idea?
“È un omaggio al tornio e a mio nonno Giovanni, che nel 1921 ha fondato l’azienda. Un doveroso riconoscimento a una macchina e a un uomo dal quale ha preso il via la storia di Alessi. L’odore del suo toscano profumava tutto l’ambiente e quel macchinario, utilizzato per fabbricare gli oggetti in metallo, operava in perfetta simbiosi con lui. Nei primi del Novecento mio nonno era un bravo tornitore e fino agli anni Quaranta la tornitura in lastra è stata la lavorazione tipica della Alessi, poi sostituita gradualmente dall’imbutitura con pressa orizzontale”.
Perdoni l’audacia, sta mica dicendo che suo nonno era…matto?
“No, non scherziamo (sorride, ndr…). Quel Matto sta a significare che il brand scruta un territorio che molti faticherebbero a indagare. È difficile coglierne il senso, ricorda un po’ la storia di Alice e il cappellaio Matto. La mia vita e quella della mia famiglia si intrecciano con il tornio, a esso mi legano ricordi, emozioni, sudore e fatica. Il tempo passa ma lui resiste, rivendica il proprio spazio e ne ha pieno titolo”.
Tra lei e quella macchina si è instaurato un rapporto intimo, direi viscerale. Quando è nata l’idea di creare un brand che mettesse in risalto il tornio?
“Non è frutto di una ispirazione, quello del Tornitore Matto è stato un percorso ponderato che ha preso forma e sostanza nel corso del mio cammino professionale (54 anni, ndr). Quando passo davanti all’unico tornio rimasto in azienda il pensiero mi riporta a mio nonno. E uno strumento che stabilisce una relazione molto intima tra l’operatore e la macchina perché ogni addetto aveva strumenti tarati sul proprio fisico”.
È vero che suo nonno Giovanni le aveva predetto un futuro lontano dalla fabbrica?
“Beh, in realtà è così. Se avessi assecondato il suo volere oggi eserciterei la professione di notaio”.
Mestiere nobile, nulla da eccepire, ma non ce la vedo affatto ancorato a uno schema rigido a redigere atti giuridici tra vivi e di ultima volontà
“Come vede, l’invito è caduto nel vuoto. È stata l’unica volta che ho disobbedito al volere del nonno”.
E bene ha fatto, Alessi, ha cullare le sue aspirazioni.
Alle radici di questa nuova esperienza ci sono una storia per bambini e un centro culturale: Alice e il Cappellaio Matto e la Wiener Werkstätte. Dalla prima Alessi ha estrapolato l’invito, fatto a se stesso e ai suoi collaboratori, a esplorare la loro creatività senza confini. Ben più complessa e pregna di contenuti è la seconda. Tra i più attivi centri culturali d’Europa la Wiener Werkstätte nacque nel 1903 come comunità di produzione viennese legata al mondo del design. Il concetto di arte fu rivisto per riportare in primo piano l’artigianato artistico e la manualità.
Due influenze enucleate da territori diversi che dimostrano la costante capacità di Alessi di unire poesia al processo industriale.
Per mostrare la capacità di Alessi di utilizzare la lavorazione tradizionale dei metalli per creare oggetti innovativi, l’azienda ha curato una mostra – Ars Metallica – di opere di alcuni dei suoi più importanti collaboratori.
Una nuova collezione, Poêle di Philppe Starck, basata
sul metodo di lavorazione utilizzato per produrre padelle. Conversational Objects, un set di posate completato da un portaposate e da un candeliere, disegnati da Virgil Abloh, prodotti in acciaio inossidabile con finitura opaca e ispirati all’officina industriale Alessi. Obget inutile, un multiplo d’arte inedito, disegnato da Salvador Dalí nel 1973: conservato negli archivi Alessi, dopo mezzo secolo è riportato in vita per la produzione realizzato da un’unica lastra d’argento.
La creatività è un elemento centrale del processo di design, due valori che da sempre contraddistinguono i prodotti firmati Alessi. La prima sollecita l’innovazione, mentre la funzionalità asseconda il design. Come si combinano questi elementi nella pianificazione aziendale e qual è il plus che caratterizza la vostra gamma di prodotti?
“La relazione tra forma e funzione e tra funzione ed emozione sono due pilastri della produzione di Alessi. Gli oggetti devono saper rispondere alle esigenze dell’utente finale, al contempo devono suscitare emozioni.
Anche se come azienda produciamo molti prodotti che sono essenzialmente contenitori, nel caso del Tornitore Matto ho dato ai designer la libertà di immaginare quello che volevano. La maggior parte è tornata con idee per la casa, ma alcune sono più vicine a opere d’arte. Tutti gli autori del gruppo sono interessati a sperimentare l’artigianato e le vecchie forme di produzione”.
Gira e rigira, si torna sempre al tornio…
“Penso che il tornio sia stata la prima macchina messa
a disposizione dell’uomo per produrre manufatti. Mi colpisce la dimensione umanizzante e intima di questo lavoro: ogni operatore ha infatti un ampio set di strumenti per accompagnare il disco di metallo contro lo stampo e questi strumenti sono stati appositamente fatti per lui, per la sua corporatura e per la sua forza. Sono suoi, gli altri non potrebbero usarli con pari efficacia.
E poi mi affascina il tema della rotazione: come la Terra e i pianeti dell’Universo, anche il tornio lavora su forme di rotazione”.
Come è cambiato il mercato?
“Un cambio importante, direi quasi radicale, si è registrato alla soglia degli anni 2000 con il crollo delle liste di nozze. Per Alessi questo segmento rappresentava una parte importante del fatturato, poi pian piano si è ridotto diventando sempre più marginale”.
Cosa si aspetta da Milano Home?
“La fiera è un elemento insostituibile, la presenza fisica rimane indispensabile. Ricordo quando c’era il Macef, una rassegna che offriva un panorama completo sul mondo della casa. Mi piacerebbe che Milano Home riprendesse questa funzione”.
Per concludere, guardando al futuro, di cosa non può fare a meno Alessi?
“La filosofia aziendale è ben radicata nel tessuto produttivo ed è un patrimonio che non va disperso. Mi auguro che non venga mai meno la voglia di esplorare nuovi confini, soprattutto che non ci si allontani mai da due elementi che considero punti fermi e valori imprescindibili: la ricerca e l’estetica”.