Il progetto di Milano Home per il futuro del retail
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Il progetto di Milano Home per il futuro del retail

Comunicare valori sani e futuribili mettendo la persona al centro del progetto. Milano Home intende guidare il cambiamento partendo dalla sostenibilità e dalla centralità di aziende e negozi, in particolare quelli di prossimità.

In un periodo di profondo cambiamento quale è quello che stiamo attraversando occorre rafforzare le relazioni tra aziende e negozi e aprirsi al dialogo e al confronto. Una strada che spesso si è rivelata tortuosa e non priva di ostacoli e la mancata comunicazione tra gli imprenditori e i commercianti, in seno alle rispettive categorie e poi verso l’esterno, ha finito col danneggiare entrambi. 

 

Milano Home intende recitare un ruolo di primo piano nell’imprimere una svolta, indicando una traiettoria attraverso cui comunicare valori sani e futuribili.

 

Finalità e intenti dell’evento fieristico dedicato al mondo per la casa –  rassegna privilegiata per l’incontro tra le eccellenze produttive e il dettaglio specializzato – promosso da Fiera Milano e in programma nel quartiere espositivo di Rho dal 23 al 26 gennaio, sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella suggestiva cornice dell’Arena Listone Giordano alla quale hanno partecipato Emanuele Guido, direttore della manifestazione, Laura Rolle, semiologa e fondatrice della società di ricerca e innovazione Blue Eggs, Donatella Caprioglio, psicologa dell’abitare, Isabella Goldmann, architetto bioclimatico e Adolfo Carrara, direttore artistico di Milano Home. 

 
 

  

“La soluzione migliore da porre in essere – pragmatica e più profittevole – è quella di favorire le relazioni tra i vari attori delle filiere rappresentate – ha detto Emanuele Guido, direttore della manifestazione –. Milano Home non cavalca il pensiero effimero che vede nell’individuo un semplice consumatore ma intende mettere la persona al centro del progetto. C’è bisogno di condivisione, occorre perseguire unità d’intenti per guidare il cambiamento e la fiera è e vuol essere interprete autentica di questa nuova logica improntata a valorizzare l’aspetto umano partendo dalla sostenibilità e dalla centralità di imprenditori e negozi, in particolare quelli di prossimità. Relazione e apertura sono le due leve da azionare per costruire un nuovo percorso all’insegna dello sviluppo e della crescita”.

 

Quello del dettaglio specializzato, ha aggiunto il direttore di Milano Home, è un segmento che conta “38mila ragioni sociali, 100mila addetti e genera 16,5 miliardi di fatturato solo in Italia. Una struttura economica fondamentale in termini di occupazione, fatturato e lavoro che va sostenuta e supportata nel convogliare risorse ed esperienze verso una prospettiva di crescita”.

 

Ad aprire l’incontro con la stampa è stato Nicola Cherubini, brand ambassador di Arena Giordano. Nel ricordare che la sede attuale in passato ospitava un ristorante, “La Penna d’Oca, progettato nei primi anni del ‘900 dall’architetto Gio Ponti, luogo amato dai giornalisti e il 15 novembre 1930 il ristorante ospitò la prima cena futurista, il cui manifesto porta la firma di Filippo Tommaso Marinetti”, Cherubini ha sottolineato come l’Arena sia “da sempre un luogo intriso di conoscenza e sapere, sede ideale, quindi, per accogliere e condividere un progetto di cultura qual è Milano Home”.

 
 

Il tema della relazione e della conoscenza è stato al centro dell’intervento di Laura Rolle. “Quando viene prodotto un progetto di grande qualità si sprigiona un’energia, c’è il pensiero dell’uomo che si imprime sulla materia. Tutto questo potrà essere progetto di narrazione che sarà interessante per l’azienda raccontare – ha evidenziato la semiologa. La polarizzazione vedrà le persone sempre più interessate a ciò che sta dietro la semplicità di un oggetto e alla sua storia. C’è un crescente interesse a entrare dentro i processi. La tecnica, la tecnologia, l’energia danno valore agli oggetti, pertanto è opportuno raccontare le tecniche di processo e la storia delle persone che hanno contributo a originarlo”.

Rolle si è poi soffermata sui negozi di prossimità, “una sorta di localismo di ritorno anche se non è corretto parlare di new local. Mentre prima era dominante il localismo dell’autenticità, il chilometro zero, la produzione locale oggi il quartiere non segue più necessariamente questi canoni ma è contaminato da persone nuove che sono venute a viverci e da quelle di seconda generazione. È un local molto più variegato che richiede l’esigenza di un ambiente di piacere e di benessere sociale. Il negozio di prossimità nel momento in cui diventa un luogo di relazione e offre sensazioni di appagamento compone una riconnessione salutare”.

 

“Tutto quello che gravita intorno a noi si sta ricodificando – ha concluso Rolle – anche il negozio oggi avrebbe teoricamente bisogno di un altro nome per produrre un diverso programma narrativo perché i giovani possano essere interessati a qualcosa che debba cambiare forma nel pensiero. Essere custodi del bello, saper raccontare una storia a chi viene, avere l’idea che lì dentro puoi generare non le solite experience ma un progetto preciso. Se anni fa andava bene un negozio generalista adesso le persone hanno necessità di capire cosa propone il negozio. Occorre una riscrittura e Milano Home può incidere e guidare questo cammino”.

 

Conflittualità, gelosie, ritrosie ad avviare un confronto oggettivo, mancanza di una visione strategica sono stati i temi analizzati da Adolfo Carrara, Direttore Artistico di Milano Home. Partendo da un assunto imprescindibile, “la parola chiave è apertura”, Carrara ha analizzato ad ampio raggio tematiche che faticano a venire a galla e pesano come un macigno sulla reale crescita dei vari attori che operano sul mercato.

“Se oggi entrate in un negozio la prima cosa che balza all’occhio è una sorta di assortimenti infiniti che più che creare rassicurazione alimentano incertezza. Ciò accade perché il rapporto tra aziende produttrici e retail, sia esso online o offline, è una relazione d’amore ad alto tasso d’infedeltà reciproco. Compito della fiera è quello di ripulire il settore in generale di tutti gli elementi che creano frizioni e fornire sia agli imprenditori che ai retailer gli strumenti per operare in trasparenza”. 

La fedeltà ha sempre un prezzo. “L’imprenditore si deve impegnare con il retailer a produrre cose che egli potrà proporre e vendere. Occorre capire come quell’operatore può produrre fatturato con un determinato prodotto fornendogli gli opportuni strumenti. Il retail si fidelizza con il produttore se questi continua a trovargli soluzioni nuove per parlare al mercato, che sia quello di prossimità oppure online. A tal proposito stiamo dialogando con le aziende italiane e con i distributori esteri affinché si focalizzi l’attenzione verso una precisa famiglia di prodotti da presentare in fiera. Il visitatore va messo nelle condizioni di osservare, fermarsi negli stand, essere attratto da ciò che vede esposto”.

 

Da due anni Carrara porta avanti registrando consensi unanimi un progetto di presentazione delle varie filiere. L’obiettivo è “far conoscere come si sviluppa la fase produttiva di un prodotto e creare relazioni nello stand anche attraverso la presentazione di una filiera. Oggi le aziende non sono aperte a far vedere, a parlare fra di loro, a scambiarsi informazioni e a intrecciare rapporti. Questo accade anche tra negozi. Una mancanza di dialogo che impedisce il crearsi delle relazioni di prossimità di più ampio livello. A noi il compito di rompere questo schema e fornire loro la chiave per aprirsi”. 

 
 

Caprioglio: “La casa è terapeutica, recupera le pareti fragili”

“Abitare uno spazio rispecchia l’abitare sé stessi, perché abitare è abitarsi”, afferma la docente universitaria. Una riflessione estesa anche ai punti vendita. “Il negozio di prossimità è una cosa meravigliosa, c’è bisogno di relazione e condivisione in ogni ambito”.

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Prodotti fatti bene, da persone che ci credono

Goldmann: “La sostenibilità è il connubio tra un disegno intelligente e un budget contenuto”. “In un buon oggetto c’è passione, storia, investimento” sostiene l’architetto bioclimatico che a Milano Home cura l’evento ‘The Green Circle’. Protagonisti sono le manifatture ma anche prodotti ipertecnologici.

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